"Tempo dell'industria e tempo dell'artigianato"
Richard Sennet nel suo saggio “ L’uomo artigiano” affronta
anche il tema del tempo e del modo in cui esso viene scandito. Tema che
sicuramente ci può avvicinare all’oggetto-sveglia.
In particolare l’autore all’inizio
del libro è presente una breve nota sulla brevità del tempo. In questa nota l'autore fa riferimento a un esperimento di John Maynard Smith. In questo esperimento
lo scienziato chiede di visualizzare un film di due ore sull’evoluzione della vita
animale, nel quale la storia dell’uomo fabbricante di utensili occupa solamente
l’ultimo minuto. Questo ci dimostra come il tempo della cultura materiale sia
in realtà breve e come in quel piccolo lasso di tempo l’uomo si sia inventato
un’enorme quantità di differenti modi di vivere. Tuttavia all’interno del
saggio Sennet parla più volte del “tempo dell’artigianato” come un tempo lento, poiché
essendo i prodotti dell’artigianato oggetti solidi, ci si può soffermare sui
particolari in qualsiasi momento, cosa che non può avvenire con il flusso di un
discorso.
Inoltre il tempo dell’artigianato è ancora più lento se
paragonato a quello delle macchine. Il passaggio al mondo industrializzato è un
altro dei temi affrontati da Sennet. Filosofo pragmatista, l’autore è convinto
della stretta relazione fra mano e cervello e guarda con preoccupazione ai “robot”,
le macchine in grado di sostituire l’uomo nel loro lavoro. Egli infatti crede
che attraverso lo svilupparsi delle abilità manuali, l’uomo abbia sviluppato di
pari passo alcune importanti abilità intellettive. Per queste ragione la
perdita della “manualità” nell’uomo assume un’accezione negativa. Per via dei
tempi rapidissimi della new economy , si rischia di non avere più la capacità di
riflettere sugli errori, sulle imperfezioni, determinando un sistema chiuso
basato sulla ripetizione statica.
Riportandoci all’esempio della sveglia, oramai per produrne
una è sufficiente, forse, qualche minuto. Le sveglie e gli orologi digitali
risultano molto più semplici da assemblare e come numero di componenti, e per
questo motivo facilmente realizzabili industrialmente.
Nello smontare una
sveglia "a ingranaggi", di qualche tempo fa, io e la mia collega ci siamo
imbattute nella catalogazione di cinquantasette componenti diversi, lì dove le
attuali sveglie ne avranno a malapena dieci. Questo ci ha fatto riflettere su
quanta perizia dovesse avere un vecchio maestro orologiaio per creare e
riparare oggetti del genere.
Possiamo immaginare che la categoria degli orologiai sia
stata molto danneggiata dall’avvento dell’industria e degli apparecchi digitali
e attualmente quella degli orologi “a ingranaggi” rappresenta solo una produzione
di nicchia per collezionisti.
Di pari passo è buffo pensare come la sveglia stessa si sia
in qualche modo resa complice di questo sistema meccanizzato e rapido,
rappresentando un modo di svegliarsi artificiale reso ancora più inevitabile
nella frenesia della vita moderna, in cui i minuti possono fare la differenza.
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